Il Toscano Garibaldi è lungo 155 mm ed è fatto a macchina. La foglia di fascia è tabacco Kentucky italiano, mentre per il ripieno è utilizzato Kentucky campano e tabacco importato.
E’ stato il primo prodotto scelto dal Gruppo Toscano per rappresentare l’italico sigaro attraverso i suoi fumatori più illustri. Per descrivere il prodotto occorre necessariamente andare indietro nel tempo, raccontare qualche cenno storico può essere utile.
La paternità del “Garibaldi” è ufficialmente attribuita allo scrittore (e fumatore) Mario Soldati il quale, dopo aver riscontrato che i sigari provenienti da Cava de’ Tirreni presentavano delle fasce più chiare e un gusto più dolce, suggerì alle Manifatture Toscano di codificare queste peculiarità in un sigaro che avesse una propria storia e personalità. Nacque così nel 1982 lo “stortignaccolo” dedicato all’”Eroe dei due Mondi” che, si racconta, amasse fumare il sigaro ammezzato per non rinunciare al suo fedele compagno di vita. Anche per tale motivo, due anni più tardi, vide gli albori il “Garibaldi Ammezzato”, che mantenne fino al 2006 la caratteristica di avere una lunghezza superiore, rispetto a un normale ammezzato, di circa un centimetro.
Il Garibaldi è l’unico sigaro bitroncoconico della gamma Toscano a essere venduto in confezione da cinque pezzi senza cellophane e senza fascetta.
Alla vista la fascia è di un tenue marrone chiaro, dai riflessi gialli con diverse marezzature e al tatto (ma non solo a quello) si manifestano vistose venature e segni della lavorazione a macchina. Di certo non siamo in presenza di un sigaro che si lascia apprezzare per la ricercatezza della sua foglia di fascia.
Note di fumata.
Toscano Garibaldi: al naso la prima nota che emerge nitida è quella del cartone che, giocoforza il condizionamento, pone parecchio in ombra i sentori di legno e di cuoio comunque presenti. Di contro, nel tiraggio a freddo, il sigaro regala leggeri echi di legno, cuoio e spezie.
L’ingresso di fumata è imperniato su un sapore dolce con delle punte acidule che scompariranno nel corso di fumata e che lasceranno il manufatto consumarsi sempre secondo un’impronta dolce. Gli aromi percepiti sono giocati su un registro di noce (presente) e legno (più lieve). La forza è leggera, contenuta su registri molto tenui (1/5).
La fruizione del tratto centrale si rivela più interessante dell’ingresso: sul solito range di forza (1/5), è possibile distinguere note speziate di cannella (presente), di legno e di noce (lieve).
Il finale, accanto alle gentili note aromatiche di legno e noce, regala anche qualche eco di cacao (lieve), per poi evolvere, in chiusura, ad aromi di spezie di intensità media. Solo in quest’ultima fase di fumata la forza del sigaro incrementa lievemente, senza mai risultare comunque scialba o decontestualizzata dall’impianto gustativo generale.
E’ un sigaro che non evolve particolarmente, né risulta incisivo per la sua finezza aromatica, ma che si lascia apprezzare per la sua soavità e leggerezza, caratteristiche a tratti lontane dall’imprinting “toscano”.
Il Garibaldi, anche ammezzato, può rivelarsi un ottimo compagno di una frugale fumata, magari dopo il caffè mattutino. Sconsigliato invece, sia ammezzato che “alla maremmana”, come sigaro del dopo pasto
Valutazione: B