Nel corso degli ultimi anni, non sono mai mancate le dissertazioni in ordine all’incidenza della foglia di capa sul profilo aromatico.
Quanto è importante questa foglia nei sigari realizzati esclusivamente con tabacco Kentucky? Una precisazione diviene importante prima di cominciare. La foglia esterna di questi sigari suole chiamarsi semplicemente fascia, sfuggendo ad una classificazione e ad una nomenclatura tipicamente spagnola.
Per la stesura di questo articolo ci siamo interfacciati con Domenico Napoletano, grande esperto di tabacco e di Kentucky (Domenico Napoletano è nel mondo del tabacco dal 1990, da quando ha cominciato la sua carriera nei Monopoli di Stato. Dopo un breve passaggio in Manifatture Sigaro Toscano ha realizzato, come master blender, l’Antico Sigaro Nostrano del Brenta. Ad oggi, collabora con la nuova società Moderno Opificio Sigaro Italiano).
Passando alla disamina del tabacco utilizzato per fasciare i sigari italiani, la più grande differenza con il tabacco caraibico risiede nella tecnica di coltivazione. Mentre in quello caraibico le foglie di capas sono solitamente coltivate al riparo dall’irradiamento diretto del sole (tabaco tapado) le fasce per i sigari italici sono sempre coltivate al sole. Ciò non significa meno attenzione da parte del coltivatore che sin dalla scelta del seme, dovrà aver chiaro se dalla nascitura pianta dovranno essere ricavate foglie per la fascia o per il ripieno. Nel primo caso, infatti, tutta la fase agricola viene opportunamente seguita, con le successive fasi di irrigazione, concimazione e cimatura effettuate in modo da massimizzare il risultato utile per l’utilizzo finale.
Ma quali sono le caratteristiche fisiche che rendono una foglia perfetta per vestire un sigaro italiano? Sembra superfluo evidenziarlo, ma l’integrità è una condizione essenziale che deve essere mantenuta per tutte le fasi (crescita, raccolta, cura, fermentazione, maturazione) sino a giungere in manifattura. Una foglia bucata o lacerata sarà immediatamente scartata.
Altro singolare parametro di valutazione è la “paginatura” fogliare. Con questo termine si è soliti ricomprendere, in una sola parola, le dimensioni e la conformazione della foglia, ricomprendendo in essa anche le dimensioni delle venature. Oltre a ciò che rende una foglia pregiata al punto tale da vestire un sigaro, sono il colore (marrone carico e brillante), tessuto elastico e nervature poco pronunciate. Tutte caratteristiche possedute dalla foglia di fascia Kentucky più pregiata al mondo, quella nordamericana. L’ampia paginatura, la particolare cromia “tonaca di frate”, il tessuto gentile e particolarmente elastico con nervature sottili, rendono la fascia Kentucky nordamericana la più ricercata (e anche più costosa) per la realizzazione di sigari di “alta regalia”.
Tuttavia le attenzioni riversate alla crescita della pianta non sono sufficienti a rendere tutte le foglie potenziali fasce per sigari: poiché ogni corona fogliare ha caratteristiche diverse, diviene opportuno scegliere quelle sottoapicali e mediane, le più bilanciate da un punto di vista chimico, per l’utilizzo finale.
La fase di trasformazione del tabacco passa poi per la cura (al fuoco o “fire cured”) del tabacco Kentucky e la fermentazione. La cura non differisce da quella che si seguirebbe per le foglie destinate a costituire il ripieno del sigaro, ma nella fase della fermentazione vengono impiegate attenzioni diverse.
La fermentazione della foglia di Kentucky produce un indebolimento strutturale della stessa che, in fase di rollatura porterebbe a rottura. Per ovviare a questo inconveniente, i sigari di qualità vengono arrotolati e riposti in camere ad umidità e temperatura controllate, dove la fascia, più umida del ripieno, fermenta assieme al ripieno. Nel caso dei sigari di minore pregio, per i quali non è previsto il passaggio in celle di maturazione, si preferisce effettuare una leggera e blanda fermentazione, tale da non intaccare in modo violento la struttura della foglia destinata alla fascia.
Da ultimo, anche nel sigaro italiano la fascia è responsabile di un significativo apporto aromatico. Innanzitutto è una foglia dall’ottima combustibilità, ragione per la quale con un puff più cadenzato le sostanze aromatiche vengono percepite più velocemente dal fumatore. Anche aromaticamente il Kentucky nordamericano risulta migliore di quello italiano, conferendo più eleganza e forza al prodotto finale.
Questo breve viaggio in una piccola fetta mondo del tabacco Kentucky mostra come l’agronomia, l’attenzione, la cura e la passione degli operatori del settore non siano meno consistenti del lavoro svolto, con altri tabacchi, dai produttori oltreoceano.